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Didattica meteo

 

Idrometeore, elettrometeore e litometeore

Con il termine generico meteora si suole indicare, in Meteorologia, un qualsiasi fenomeno osservabile. A seconda poi che questo abbia origine dal vapore acqueo, dall'elettricità o da particelle solide in sospensione nell'aria avremo, rispettivamente, le idrometeore, le elettrometeore e le litometeore.

Idrometeore


Pioggia: la pioggia ha origine dalle microgocce presenti nelle nubi. Quando queste, man mano che si uniscono tra di loro attorno ai nuclei di condensazione (particelle in sospensione nell'aria), diventano sufficientemente grosse e pesanti, cadono dalla nube e raggiungono il suolo.

Neve: quando la temperatura in quota è prossima o inferiore allo zero, nella nube si formano, dai cristalli di ghiaccio, i fiocchi di neve. Quando questi diventano sufficientemente pesanti, per gravità iniziano a precipitare. Se lo strato d'aria presente tra la nube e il suolo presenta anch'esso temperature negative o non superiori al grado centigrado, il fiocco riesce a raggiungere il suolo; in caso contrario si scioglie lungo il tragitto e arriva a terra sottoforma di goccia di pioggia.


Neve (fotografie di L. Perego)

Grandine: si forma nei cumulonembi e si presenta sottoforma di chicco dalle dimensioni variabili (dai 5 ai 50 mm). Quando le gocce di pioggia congelata vengono sospinte a quote più alte da forti moti verticali, incontrando aria più fredda la patina di acqua che li ricopre si congela. Ricadendo nella parte bassa della nube, attorno ad essi, si forma un nuovo strato di acqua. Quando poi vengono nuovamente sospinti in alto, lo strato di acqua più esterno formatosi in precedenza si congela come il precedente. Il processo accrescitivo continua fino a quando il chicco, divenuto grosso e pesante, non riesce più ad essere sospinto verso l'alto: a questo punto cade al suolo. Più saranno forti le correnti ascensionali in quota, più i cicli di accrescimento verranno ripetuti e quindi più i chicchi saranno di grandi dimensioni.


Grosso chicco di grandine (foto di L. Perego) e chicchi più piccoli (S. Ripamonti). La dimensione dipende da diversi fattori, come ad esempio la velocità delle correnti ascensionali all'interno delle nubi.

Nebbia: è una sospensione di goccioline di acqua negli strati più bassi dell'atmosfera, dovuta ad un alto tasso di umidità relativa (90-100%) e alla presenza di numerosi nuclei di condensazione.
La concentrazione delle goccioline talvolta è talmente alta da ridurre anche sensibilmente la visibilità. Prende il nome di foschia quando è poco fitta (visibilità oltre il chilometro).


Nebbia (foto di S. Ripamonti).

Rugiada: è un deposito di goccioline sugli oggetti causato dalla condensazione del vapore acqueo presente nell'aria quando questa si raffredda al di sotto del punto di rugiada; questo avviene specialmente nelle notti serene e senza vento.

Brina: si forma nelle notti invernali, serene, senza vento e con umidità bassa per il brinamento (ossia il passaggio dallo stato aeriforme a quello solido) del vapore sulle superfici raffreddate a causa della perdita di calore per irraggiamento durante la notte; l'intenso raffreddamento produce sulle superfici e sugli oggetti posti a pochi metri dal suolo, una patina di ghiaccio che può presentarsi sottoforma di scaglie o di piume.


Brina (foto di S. Ripamonti).

Galaverna: a differenza della brina si forma in condizioni atmosferiche caratterizzate da alto tasso di umidità e da temperature al di sotto degli 0 °C. A contatto con superfici fredde (inferiori allo zero), le gocce di nebbia formano un deposito di aghetti e scagliette di ghiaccio che ricopre tutti i corpi solidi. Essa si origina perché le goccioline d'acqua che compongono la nebbia in sospensione nell'atmosfera possono rimanere liquide anche sotto zero (sopraffusione). Questo stato è instabile e non appena le gocce toccano una superficie solida come il suolo o la vegetazione si trasformano in galaverna e l'acqua passa così dallo stato liquido a quello solido. Rara in pianura è invece molto più frequente in montagna. In alcuni casi l'accumulo può essere anche notevole, soprattutto nelle zone esposte al vento.


Galaverna (foto 1: Wikipedia.org; foto 2: S. Ripamonti).

Vetrone: è uno strato di ghiaccio compatto e liscio. Si forma per schiacciamento della neve (ad es. sulle strade per il passaggio di veicoli) o in caso di precipitazioni con temperatura in quota positiva e negativa al suolo (inversione termica). La pioggia, a contatto con gli strati freddi più bassi dell'atmosfera, si congela. Questo pericolosissimo fenomeno imperla tutti gli oggetti posti al suolo ed è chiamato anche col sinonimo di pioggia congelantesi.


Pioggia congelantesi.

La tromba: frequente alle basse latitudini è l'evento meteorologico in assoluto più pericoloso anche perché difficilmente prevedibile. Si presenta come un vortice d'aria con moto traslatorio che si manifesta con una tipica nube a forma di proboscide o di imbuto stretto in basso, un po' più largo in alto. Al suo passaggio, la pressione cala bruscamente (anche di 15/20 mb) e causa notevoli danni. La sua durata non supera generalmente i 15/20 secondi ma gli effetti, spesso, sono devastanti.

Elettrometeore


Temporale: è tra i fenomeni più pericolosi anche se, generalmente, ha breve durata. Ce ne sono di diversi tipi, ma tutti hanno le medesime caratteristiche.
E' generalmente preceduto da calma di vento. Iniziano a comparire dei cumuli che, col passare delle ore, tendono a divenire sempre più alti fino a trasformarsi in cumulonembi. Al loro interno cominciano a formarsi forti moti d'aria , ascendenti al centro, discendenti ai lati. Il vento si dispone da sud e inizia a piovere o a nevicare. La temperatura e la pressione si abbassano, i fulmini, accompagnati dai tuoni, squarciano il cielo. Può comparire anche la grandine.

Fulmine: è un corto circuito che avviene all'interno dei cumulonembi durante il temporale, quando l'aria non è più in grado di separare le cariche elettriche di segno opposto che possiede (non riesce cioè più a fungere da isolante). I fulmini possono avvenire tra nube-nube o tra nube-suolo.


Un fulmine nube-nube (a sinistra) e nube-terra (a destra). Foto di L. Perego.

Tuono: è l'effetto secondario del fulmine. Quando l'aria viene surriscaldata dal passaggio della scarica elettrica, questa scoppia producendo onde d'urto che si propagano nell'aria fino a notevoli distanze.

Fuochi di S. Elmo: per il "potere delle punte" (cioè per la caratteristica delle cariche elettriche di concentrarsi in gran quantità nelle zone di corpi conduttori aventi forma di punta o simili), le estremità degli alberi delle navi, delle antenne, dei piloni dell'alta tensione, ecc a seguito delle scariche nube-suolo, possono ricoprirsi di fiocchetti bluastri, noti appunto con il nome di fuochi di S. Elmo.

Litometeore

Tempesta di sabbia: masse di particelle di polvere e/o sabbia sollevate fino ad alta quota da venti forti e turbolenti. Tipica delle zone desertiche, può apparire, nella sua parte anteriore, come un imponente muraglia.

Caligine: è la sospensione di particelle solide nell'aria. Tipica delle metropoli e delle città molto inquinate, tale sospensione conferisce all'aria un aspetto opalescente. In alcuni casi può addrittura ridurre sensibilmente la visibilità.

 



 
       
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